Terror in Resonance, l’anime che ti vuole partecipe!

Scritto da Mattia

22/12/2020

Bentornati su One Word Blog! Oggi vi propongo l’ennesima riflessione ispirata a un anime, anzi a uno dei tanti anime che sto guardando. Stiamo parlando di Terror in Resonance, un’opera che mi ha riportato a scrivere con la penna e ciò per me ha un forte valore simbolico. Grazie al dilemma che ci viene posto, ho sentito la necessità di dover scrivere alla vecchia maniera per dare maggiore significato alle mie parole, soprattutto con un tema così delicato. Non mi resta che augurarvi una buona lettura!


Trama

La città di Tokyo è sotto attacco da un gruppo che si fa chiamare “Sphinx” composto, in realtà, da due ragazzi i cui nomi sono costituiti da numeri (Nine e Twelve). Con in mente uno scopo ben preciso, iniziano a piazzare ordigni esplosivi in giro per la città e a porre degli indovinelli via internet sfidando la polizia a risolverli per evitare l’esplosione delle bombe!

Riflessioni personali

(CONTIENE SPOILER!!!)

La prima impressione è stata di totale vuoto, mancava qualcosa. Poi ho compreso che la causa di tale sensazione è data dallo stile dell’anime, perché è questo che vuole comunicare: il vuoto che deriva dalle esperienze mai vissute e da qualcuno che ti allontana da una vita che non vivrai mai in effetti è impossibile riempirlo. Ed è proprio questo il dolore con il quale devono convivere Nove (Nain), il giovane uomo riservato con una mente brillante e Dodici (Tsuerubu), il ragazzo apparentemente infantile e secondo membro della Sfinge. Parallelamente, l’anime vuole quasi inneggiare alla vita, devo dire che si tratta di una scelta insolita se pensiamo che i personaggi stessi non hanno il coraggio di continuare a vivere, ma d’altronde, chi sono io per giudicarli in questo modo? Nessuno, ecco perché da ingenuo quale sono non mi dispiace affatto avere una visione più eroica di questi ragazzi, perché talvolta il peso di ciò che hai vissuto non ti permette di continuare a farlo e l’unica scelta è vivere nei ricordi. Inoltre quel senso di vuoto citato prima è affiancato da una conclusione davvero poco esaustiva, o almeno lo era.

Come dirò anche successivamente, la chiave per apprezzare l’opera è riuscire a sviluppare un pensiero personale riguardo agli avvenimenti dell’anime. Infatti, ho appreso solo ora che a rendere vivo e concreto il finale è proprio lo spettatore. Shinichiro Watanabe non è bravo soltanto nel saper coinvolgere pienamente chi guarda, ma, cosa che ho molto apprezzato, ci ha spinti anche a riflettere, per cercare una propria verità sul dilemma morale che ci viene posto sin dai primi episodi. Watanabe ci racconta quasi all’inizio la storia dei due giovani protagonisti, così da concedere del tempo al pubblico per pensare e arrivare a una conclusione, che ci aiuterà a decidere se condannare o meno i due per le loro azioni e, naturalmente, influenzerà pesantemente l’opinione che avremo dell’anime. Queste azioni, ritenute in modo superficiale terroristiche, che vanno contro l’egoismo delle alte gerarchie cela quindi il dilemma e ci obbliga a dare una risposta alla domanda “è poi così sbagliato agire in tale modo?”. Preferisco non aprire parentesi, sarebbe per me troppo scomodo gestire la piega che può prendere il discorso. La scusa dell’argomento complesso mi soddisfa e quindi perché non dovrei conservare anch’io quel finto buonismo che mi rimane e nascondermi? Come fanno molti tra l’altro, o mi sbaglio?

Non posso, però, trattenermi dall’esporre una mia semplice idea, che non conta proprio un bel niente, ricordatelo! Credo che a volte l’uomo sia costretto a compiere determinazione azioni, perché il mondo può essere avverso e tremendo. E questa, chiaramente, non dev’essere una scusante per giustificarle e infatti non ha valore, ma riconoscere che esistano altre realtà più crude di quella nel quale viviamo è il minimo. E la premessa che ho fatto prima deve soltanto ricordarmi che non ho il diritto di parlare di cose che non conosco, di emozioni che non ho vissuto e di sensazioni che non ho mai provato.


Per un finale degno di essere chiamato tale ho pensato che a concludere questo articolo sarete voi! Riprendendo gli insegnamenti del maestro che ha creato Terror in Resonance, lascerò a voi il posto di autore, quindi sbizzarritevi nei commenti. Prima però ovviamente andateci a seguire sui nostri social Facebook e Instagram.

(Tutti i diritti di riproduzione dell’articolo sono riservati agli autori)

Fan Art

Fan Art

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Spam di Articoli

Van Helsing: recensione del finale!

Van Helsing: recensione del finale!

Un saluto a tutti dal vostro Garou! Oggi, dopo aver visto (a malincuore) l'ultima stagione di Van Helsing, voglio spiegarvi perché il finale non è...