I videogiochi al servizio della psicologia: League of Legends!

Scritto da Giorglx

03/01/2021

Ciao a tutti! Oggi andremo a parlare di uno studio, di un paio di anni fa, abbastanza interessante di un’Università della Carolina, che riguarda i modelli mentali, che sono stati studiati attraverso un videogioco (su cui ognuno di noi ha passato almeno una notte insonne): League of Legends. Andiamo a vedere meglio di cosa si tratta.

“Creiamo modelli mentali per aiutarci a interagire con i sistemi, sia che si tratti di guidare un’auto o di giocare a un videogioco“, afferma Caleb Furlough, autore principale di un articolo sullo studio. “Questi modelli ci consentono di prevedere quale saranno le conseguenze nel momento in cui eseguiremo azioni diverse. Ad esempio, se giro il volante a destra, l’auto girerà a destra”.

E’ stato scoperto che essi si sviluppano in 3 fasi: fase linguistica, fase procedurale e fase astratta.

“Come differisce la struttura di un modello mentale tra un principiante, un giocatore appassionato e un esperto?”

Per rispondere a questa domanda, è stato scelto un videogioco le cui caratteristiche più importanti fossero idonee per la ricerca sui modelli mentali e che richiedesse ai giocatori di utilizzare diversi tipi di memoria, non solo conservando i fatti, ma anche la memoria relativa alle abilità e alle azioni. Inoltre questi tipi di giochi costringono il giocatore ad utilizzare più tipi di memoria nello stesso tempo (lungo termine, breve termine…)

I ricercatori hanno quindi reclutato 158 partecipanti allo studio con diversi livelli di esperienza nel gioco, appunto, di League of Legends. I novizi erano classificati come coloro che avevano giocato al gioco per 100 ore o meno; gli appassionati sono stati classificati come coloro che hanno giocato per un periodo compreso tra 101 e 1.000 ore; gli esperti erano classificati come coloro che avevano giocato al gioco per più di 1.000 ore (sappiamo tutti dove saremmo stati smistati noi nerdoni, vero?). Tutti i partecipanti allo studio hanno completato il sondaggio, che si è concentrato sulla misura in cui i concetti chiave del gioco erano correlati.

I ricercatori hanno scoperto che i principianti organizzavano i loro modelli mentali basandosi in gran parte su “connessioni linguistiche naturali“, o sul modo in cui le parole vengono usate nella conversazione quotidiana, in contrapposizione al modo in cui il linguaggio può essere usato nel contesto del gioco.

Al contrario, i modelli mentali degli appassionati erano basati in gran parte su connessioni procedurali. Ciò significa che i loro modelli collegavano concetti in base a come potevano essere utilizzati per eseguire azioni o raggiungere obiettivi all’interno del gioco.

I modelli mentali degli esperti mostravano connessioni procedurali ancora più pronunciate, ma mostravano anche altre due caratteristiche: connessioni astratte tra i concetti.

Fonte: Studio Nord Carolina State University


Che dire, davvero interessante: addirittura questo studio è stato utilizzato per migliorare lo sviluppo di videogiochi! Voi cosa ne pensate? Lasciate un commento, fate un salto sulla pagina Facebook e sulla pagina Instagram.

(Tutti i diritti di riproduzione dell’articolo sono riservati agli autori)

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